martedì 23 settembre 2008

Nach Canossa gehen

Istituto Canossa Forte dei Marmi

Gli americani mi chiamerebbero deltiologist. Gli italiani, genericamente, collezionista. La mia mamma: perditempo.
Da qualche tempo raccolgo cartoline di Forte dei Marmi e, con alterne fortune, ho piano piano messo assieme una serie variegata e di un certo pregio. L'idea è quella di pubblicarle in un volumetto che riproduca le migliori assieme a commenti salaci miei e del mio amico Fabio.

Quella che vedete riprodotta sopra è a me particolarmente cara. Ritrae il giardino della mia infanzia dove ho trascorso i turbolenti anni d'asilo e gli scavezzati studi elementari. E' dove ho ricevuto i più indelebili imprinting educativi, dove ho imparato a non scrivere mai con la penna rossa (se non le parole "Problema - Risolvo - Rispondo"), dove ho imparato a non zufolare, dove mi hanno insegnato ad allacciarmi le scarpe, dove ho alzato la gonnella alla Marina (cosa che ora avrei orrore a ripetere), dove ho mangiato le polpette più buone del mondo (le mie madeleinette), dove - e qui mi impongo di finire l'elenco - ho avuto il santino di Bakhita.

Per questi, e per altri motivi, andare a Canossa ha per me un significato ulteriore.



3 commenti:

C.P. ha detto...

Quel giardino è anche nel mio cuore!
Non è che sia cambiato tantissimo, eh?


Ma, toglimi una curiosità, come mai avresti orrore a ripetere il sollevamento-gonna? eheh

P.s.Se ti interessa io ho ancora un libretto su Bakhita.
Te lo cedo volentieri.


P.p.s. Io ricordo le medesime polpette come il cibo più disgustoso che abbia mai assaggiato in vita mia (insieme alla sorella svizzera, sempre di canossiana genesi). Pensa come è strana la vita.

Tant'è.

Solus ad Solam ha detto...

Il giardino non è cambiato per nulla. Ti dirò: se ci vai ora ci trovi la stessa ragazza che fa finta di studiare, lo stesso prete che la controlla, un Baldèri-Bàrberi-Nardìni che ritinge una persiana e due curiose che si sono accorte che le stai guardando.

L'orrore del sollevamento-gonna deriva da più considerazioni: dalla rilevanza penale del gesto (che allora ero inimputabile), dal dolore che darei a mia moglie e soprattutto dalla paura di trovarci sotto chissà cosa essendo convinto da anni - non vedendola più in giro - che la poverina sia morta.

Riguardo ai tuoi P.S. :

1) Il tuo archivio fa impallidire il mio. Musicassette dall'aldilà ed ora persino Bakhita. Se mai un giorno volessi disfartene ...

2) Le polpette delle suore, cibo per il corpo e per l'anima, erano propinate di venerdì. Ciò allo scopo di far confluire in esse tutti i leftovers della settimana. Per ciò stesso il genus polpetta si declinava in species sorprendenti e multiformi. Era come, ogni venerdì, aprire un pacco dono sotto l'albero. Sotto un lèccio, in questo caso.

Anonimo ha detto...

:-D
ricordo tutto anch'io (a parte bakhita!).... vorrei poter dire che invece sono riuscita a dimenticare...almeno le polpettine se non le ore dietro alla lavagna per aver contravvenuto alla regolina del "non si zufola in classe"!!!! vabbe'...
-g-