mercoledì 17 settembre 2008

Déchéance

In questi giorni di umore bilioso, funestati da preoccupanti prime pagine, tento di nuotare controcorrente con un post che ha l'intenzione di mettervi di buonumore.

Chi si chieda cosa voglia dire "scambiare la vita con la letteratura, e viceversa" e quale sia la genesi di molte mie idee peregrine, non ha che da seguitare nella lettura.

La reputazione che s’acquistò di eccentrico, la corroborò vestendosi di velluto bianco, sfoggiando panciotti ricamati come piviali, inserendo a mo’ di cravatta nello scollo della camicia un mazzo di violette di Parma, imbandendo ai letterati pranzi che suscitavano larga eco. Rinnovando tra l’altro una stramberia registrata nelle cronache del XVIII secolo, inscenò un pranzo a lutto per commemorare il più futile degli infortuni.
Nella sala da pranzo addobbata in nero, che dava sul giardino trasformato per l’occasione – polvere di carbone cospargeva ora i viali, la piccola vasca, chiusa adesso da un orlo di basalto, ondeggiava in inchiostro: pini e cipressi mascheravano i boschetti – il pranzo era stato imbandito su una tovaglia nera, guarnita di cestelli di viole e di scabbiose, rischiarata da candelabri lingueggianti di fiamme verdi e da lucerne in cui ardevano ceri.
Mentre un’orchestra invisibile faceva udire marce funebri, servivano in tavola negre ignude coi piedi in babbucce di foggia sacra, calzate di tessuto d’argento cosparso di lagrime.
In piatti orlati di nero, era stata servita zuppa di testuggine; con pane di segala russa, olive mature di Turchia, caviale, bottarga di muggine, s’eran poi avvicendate salsicce affumicate di Francoforte, caccia in salsa color tra di liquirizia e lucido da scarpe; un passato di tartufi; quindi creme ambrate di cioccolato, bodino
(sic) all’inglese, pesche, noci, sapa, more e ciliegie acquaiole. In bicchieri scuri s’eran bevuti vini della Limagne e del Roussillon; del Tenedo, del Val Peñas e del Porto; gustato, dopo il caffè e l’acquavite di mallo, del kwas, del porter e dello stout.
La cerimonia commemorava una panne di virilità; e le lettere d’invito somigliavano tipograficamente a partecipazioni di morte.

Huysmans, J.K., Controcorrente, Gentile Editore, Milano, 1944.

P.S. Non vi sfugga la frase finale, dalla quale si impara che "panne" è femminile. Cosa che, non so voi, ma io non sapevo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Controcorrente in edizione Gentile editore...sciccheria totale.

Ma l'amarognolo resta per non aver trovato notizie del primo giorno scolastico (l'inizio della vita bruttina) di A... notizie promesse in uno sfacciato e scaltro teaser dall'autore del blog onde attirare l'amico nel proprio reame elettronico... dove andremo a finire? Prevedo situazioni tipo "sì, dài, vediamoci domani, ma luogo e ora te li comunico nel prossimo post del mio blog...".
Mi domando dove porterà questa gara al massacro con daniuccia. E un po' mi fa paura (ma più che altro mi fa sperare in situazioni di culto agrodolce tipo l'amato amico di Mountainview poi rivelatosi un microchip koreano...)
Evviva
-f- (son da un computer di fortuna)