domenica 13 ottobre 2013

Padri e figli (ma in questo caso, la madre)


Arina Vlàs'evna era una vera rappresentante della nobiltà russa di una volta, avrebbe dovuto vivere almeno duecento anni prima, nell'antica epoca moscovita. Era molto pia e sensibile, credeva a tutti i presagi, alle carte e ad altri pronostici, agli scongiuri, ai sogni; credeva alle profezie dei mendichi scemi, al domovòj, al lešij, agli incontri con gli iettatori, alle medicine del popolino, al sale dei giovedì, alla prossima fine del mondo; credeva che se nessuna candela si spegne in chiesa la notte della domenica di Pasqua crescerà bene il grano saraceno, e che il fungo non cresce più se l'ha sfiorato lo sguardo umano; credeva che il diavolo si indugi volentieri presso l'acqua e che ogni ebreo ha una macchiolina di sangue sul petto; temeva i sorci, le bisce, le rane, i passeri, le sanguisughe, il tuono, l'acqua fredda, la corrente d'aria, i cavalli, i caproni, le persone dai capelli rossi ed i gatti neri, considerava bestie immonde i grilli ed i cani; non mangiava carne di vitello, né piccioni, né gamberi, né formaggio, né asparagi, né topinamburi, né lepri, né angurie, perché un'anguria con il taglio ricorda la testa mozzata di San Giovanni Battista; delle ostriche non parlava che con ribrezzo; era burbanzosa e osservava severamente le quaresime; dormiva dieci ore su ventiquattro e non si coricava affatto quando Vasilij Ivànovič aveva mal di testa.

Domovòj: Spirito della casa.

Lešij: Spirito del bosco.

Burbanza: Dimostrazione odiosa di superiorità insultante, con più o meno boria o bruschezza. Tiene anco, nel suono, del Borioso e del Brusco e del Burbero. E la B di per sè denota enfiamento d'orgoglio. Consiste più ne' modi che ne' pensieri, e neì sentimenti.

Vasilij Ivànovič: Marito di Arina Vlàs'evna



Turgenev, I. S., Padri e figli, trad. it. di Malavasi, L. S., note di Lo Gatto, S., Milano, Garzanti, 1973