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lunedì 3 novembre 2008

Ars magna

Scrivo di fretta poche righe sul loisir che in questi giorni ha occupato i miei molti lettori. 
Chi prenda le singole lettere che compongono una o più parole e, dopo averle agitate per bene in uno shaker, rovesci il tutto nuovamente sul tavolo, avrà ottenuto un anagramma. Un celebre enigmista che si firmava Snoopy, ne propose la seguente definizione:

Lo determini mercè l'esatto / rimescolamento di lettere

Il bello di questo gioco consiste nell'applicarlo a casi concreti, a titoli di libri, a luoghi in cui si vive ... a qualcosa, insomma, che ci è in qualche modo di stimolo ulteriore. Il piacere è minimo, infatti, nel leggere che Roma si anagramma (tra l'altro) in amor, mentre forse può essere di maggior interesse notare come il santo Natale divenga l'alta solennità.

Una particolare species di questo genus è il c.d. aptagramma, ossia quel particolare tipo di anagramma nel quale la frase di partenza e quella di arrivo sono collegate da un medesimo significato. Si pensi, ad esempio, al celebre Democrazia Cristiana /Azienda camorristica.
Se poi il gioco viene fatto su nomi-e-cognomi il risultato può diventare davvero degno di nota. Sublime capolavoro è quello di Gianni Mura che vede in Carol Voitila / l'alto vicario.

Per mio conto, oltre a pavoneggiarmi per aver visto in Forte dei Marmi / fremiti d'amore voglio ricordare l'aptagramma che ha trovato Stefano Bartezzaghi a partire dal mio nome-e-cognome. Riconoscendo il mio gusto per l'inutile ha correttamente visto in me il giocar sulla vanità.

Per chi voglia approfondire l'argomento consiglio, oltre all'imprescindibile:

Bartezzaghi, S., Lezioni di enigmistica, Einaudi, Torino, 2001.

i due gustosissimi:

Bendazzi, A., Bizzarrie letterarie, presso l'autore, nel Seminario, Ravenna, 1951.
Bendazzi, A., Bazzecole andanti, Vallardi, Milano, 1996.

Ed ora vi saluto, che mi tirano i punti dell'operazione, e vado a letto colle galline.

lunedì 27 ottobre 2008

Della crittografia mnemonica

Considerando che neppure la promessa di descrizioni particolareggiate sull'unione carnale tra uomo ed animale stimola un vostro commento, provo a cambiare soggetto nella speranza di stabilire un più vivace dialogo con chi  mi legge.

La crittografia mnemonica è universalmente ritenuta una delle più alte forme di enigmistica. Si tratta di un gioco in grado di raggiungere i più profondi abissi del cervello, della memoria, della capacità di ricordare e - soprattutto - capace di collegare tra loro elementi apparentemente lontanissimi allo scopo di raggiungere una soluzione. Vediamone anzitutto la sintassi.
Essa è formata da un diagramma, da un esposto e, naturalmente, da una soluzione.

Il diagramma è la parte che contiene, oltre al nome del gioco, una serie di numeri che indicano quante lettere compongono la frase risolutiva e come esse vadano divise. Esattamente come nei rebus. Se nel diagramma compare, ad esempio: (3, 12, 9) significa che la soluzione da cercare sarà una frase composta da una parola di 3 lettere, da una di 12 lettere e da una di 9.
L'esposto è, invece, l'abbocco che viene dato al giocatore per trovare la soluzione. E' il punto di partenza dal quale deve iniziare il ragionamento, è - insomma - l'unico dato (oltre al diagramma) che si ha a disposizione per risolvere l'enigma.
La soluzione, infine, è quanto si richiede al giocatore. Essa, per esser tale, deve avere le seguenti caratteristiche:

1) essere una frase fatta, una polirematica (come direbbe De Mauro), un titolo di un film, di un libro, una espressione gergale ormai definita, un luogo comune ... e via di seguito.;
2) deve essere legata all'esposto da un meccanismo di doppio senso;

Un esempio - forse il migliore - scioglierà molti dubbi:

[Diagramma:] Crittografia mnemonica (5, 6, 2, 13)
[Esposto:] CUCCHIAINO

[Soluzione:] Mezzo minuto di raccoglimento

Dal diagramma capiamo che si tratta di una mnemonica e che la soluzione è una frase composta e divisa secondo lo schema numerico. Ragionando sull'esposto "cucchiaino" si giunge - dopo molta fatica e molte imprecazioni - a descriverlo come un attrezzo (mezzo) piccolo (minuto) atto a raccogliere (di raccoglimento).

La frase risolutiva ha una prima lettura, diremo, ordinaria: "Mezzo minuto di raccoglimento" è una frase fatta che si può usare per significare una pausa di riflessione, un attimo di sosta con la mente rivolta ad un pensiero elevato, un istante di preghiera.
Ma al contempo ha una seconda lettura, adatta a descrivere perfettamente l'esposto dal quale siamo partiti.
Requisito essenziale, indirizzato specialmente a chi voglia costruire una mnemonica, è la distanza tra le due letture. E' necessario che esse abbiano due sensi totalmente diversi, legati soltanto dall'esca dell'esposto.

Chi voglia cimentarsi può tentare di risolvere la seguente:

Crittografia mnemonica (3, 6, 2, 5)
SODALIZIO DI ARCHITETTI INSOLVENTI

con l'avvertenza (per i principianti) che la soluzione è il titolo di un romanzo a me caro.

Chi voglia, invece, approfondire l'argomento può leggersi:
Bartezzaghi, S., Lezioni di enigmistica, Einaudi, Torino, 2001.

venerdì 26 settembre 2008

Lo stuoiaiolo

Bene. Lo spettacolo deve continuare. Torniamo alla faccenda di Moby Dick.

A Pisa, a fianco della Torre del Campano (che coi suoi rintocchi esorta gli studenti allo studio ed alla disciplina*) c'è un negozio che ha in vetrina la scritta "cuoiaio". La parola ha il pregio di infilare il maggior numero di vocali consecutive. UOIAIO (6).
Pensavo fosse l'unica. Ed invece eccoti lo "stuoiaiolo" che eguaglia il primato.

Melville, H., Moby Dick, Adelphi, Milano, 1994.

[Cap. XLVII, Lo Stuioiaiolo, pag. 244]

* A mente, mi pare che una epigrafe sul fianco della torre, reciti così.

lunedì 22 settembre 2008

Fànfole

La famiglia Maraini ha vocazione artistica da lunga data. Antonio Maraini è stato un vigoroso scultore del novecento, con al suo attivo la direzione - se non erro - della biennale di Venezia e la realizzazione della nuova scala d'accesso ai Musei Vaticani.
Dacia Maraini, nepote del precedente, è nota scrittrice contemporanea. Nel mezzo ci sta Fosco Maraini, caparbio e tenace orientalista ed etnologo. Pur di non giurare fedeltà al fascismo mi pare che, chiuso in un campo di concentramento in Giappone, si fece tagliare un dito.

[Non me lo ricordavo bene, ma ho controllato su Wikipedia. E' vero].

Ricordo invece una poesia straordinaria di Fosco, che si trova all'interno di un libro ancor più straordinario: "La Gnosi delle Fànfole".
Si tratta di un componimento metasemantico, ossia di un testo che sta al di là del significato. Ma, come leggerete, dice molto ma molto di più.


Ci son dei giorni smègi e lombidiòsi
col cielo d’agro e un fonzero gongruto
Ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plogidan sul mondo infragelluto.

Ma oggi e’ un giorno a zimpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzillano, i bernecchi
luderchiano coi fèrnagi tra i pini.

E’ un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio,
in cui m’hai detto "t’amo per davvero".



Tant'è.

Maraini, F., Le Fanfole, De Donato, Bari, 1966
Maraini, F., Gnòsi delle Fanfole, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 1994.

giovedì 18 settembre 2008

Lipogrammi

Dicesi lipogramma un testo avente senso compiuto nel quale non compaiono una o più lettere dell'alfabeto. Se il pangramma (v. supra 16 settembre 2008) richiedeva la presenza di tutto l'alfabeto, e quindi si pregiava della brevità, il lipogramma impone che si scriva senza mai usare uno o più caratteri e quindi ha più valore tanto più è lungo.
Chi accarezzi l'idea di battere il record, sappia che esiste un romanzo - La disparition - nel quale non compare mai la vocale "e".
Ora, si può dire che - almeno fin'ora - questo post è un lipogramma in w, x ed y, ma la cosa non sarebbe divertente. E' più stimolante, come esercizio, provare a riscrivere la storia di Pinocchio senza la "i".

Solo così, infatti, "Pinocchio che dice le bugie alla fatina dai capelli turchini" può diventare "un pupazzo che mente alla maghetta dalle trecce cerulee".


Perec, G., La disparition, Denoël, Paris, 1969.
Perec, G., La scomparsa, Trad. it. di Falchetta, P., Guida editore, Napoli, 2007.

martedì 16 settembre 2008

Pangrammi

Dicesi pangramma una frase di senso compiuto nella quale compaiono tutte le lettere dell'alfabeto. L'altro giorno (v. supra Giovedì 11 Settembre 2008) mi era venuta in mente la frase "The quick brown fox jumps over the lazy dog" che è, appunto, un famoso pangramma inglese.
Questo, chiamiamolo, esercizio non è del tutto privo di utilità; viene spesso usato in tipografia ed in calligrafia per mostrare i vari caratteri in tutte le loro forme di manifestazione.
Il post continuava sostenendo che alcuni ritengono "Ma la volpe col suo balzo ha raggiunto il quieto fido" una perfetta traduzione della frase di cui sopra. Ciò è vero non tanto in termini letterali, quanto in termini di pangramma, dato che la frase italiana mantiene la stessa caratteristica di utilizzare tutte le lettere del nostro alfabeto.
Un pregio del pangramma è la brevità, ma come sappiamo: brevi esse laboro, obscuro fio. Umberto Eco produsse negli anni ottanta un celebre pangramma eteroletterale (tutte le lettere ed una sola volta), "Tv? Quiz, Br, Flm, Dc... Oh, spenga!", ma introdurlo nel mio primo post sui giochi con le parole è forse troppo azzardato.