lunedì 10 dicembre 2012

Candele

Viveva nell'ombra e si nutriva di ombre: il lume della candela gli attirava in casa non so quali divinità perdute, la bellezza immaginaria, ideale, di cui alimentava i suoi versi. [...]
Bisogna abitare in case senza luce elettrica, accendere candele, digiunare, aspettare che tornino, i fantasmi che abbiamo incoronato.

Ceronetti, G., All'accendersi delle candele, ora in Kavafis, C., Un'ombra fuggitiva di piacere, Milano, Adelphi, 2009

venerdì 16 novembre 2012

5&Cinque

Ego te non absolvo

lunedì 22 ottobre 2012

C.D.

[...] not an orphan in the wide world can be so deserted as the child who is an outcast from a living parent's love.

Dickens, C., Dealings with the Firm of Dombey and Son: Wholesale, Retail and for Export, Cap. XXIV, London, Bradbury & Evans, 1848

giovedì 18 ottobre 2012

Less is more


Ma non le cose assai et i molti ornamenti son quelli che abbelliscono et arricchiscono le fabbriche: ma le buone, quantunque sieno poche [...]

Vasari, G., Baccio Bandinelli, in Le Vite, Ed. Giuntina, 1568.

mercoledì 17 ottobre 2012

Fvedduva


A un vecchio vampiro
ormai rassegnato
ad andarsene in giro
sempre affamato

fu regalata
da un sibarita
una tonnellata
di piperita.

Ma quello, offeso
disse al gaudente:
"Per chi mi hai preso ?
Buon sangue, non mente !"



giovedì 4 ottobre 2012

Abulia


Quanto a me, io sono diventato inutile ad me, a' parenti et allo amici, perché ha voluto così la mia dolorosa sorte. [...] Vo temporeggiando per essere ad tempo a potere pigliare la buona fortuna, quando la venissi, et quando non la venga, havere patienza ...

Niccolò Machiavelli, Lettere, a cura di Franco Gaeta, Milano, 1961.

martedì 18 settembre 2012

Bagno Assunta


Tra le mille e mille ragioni che rendono Forte dei Marmi, ed in particolare il suo Bagno Assunta, un luogo indimenticabile ve ne sono un paio che meritano speciale attenzione.

La prima, condivisa con le altre località balneari, riguarda il costume da bagno. Sì, proprio quello. L’unico strumento in grado di imporre a tutti, comunque la pensino, una forzata condizione di parità. Non ci sono avvocati, ingegneri, imprenditori, né marchesi, conti o principi di sorta. Tutti siamo in costume da bagno, ed ognuno col proprio fisico più o meno rimesso in forma per l’estate. Tutti costretti a fare i conti con l’egualitarismo balneare imposto dal bikini o dal pantaloncino da surf. Questa, che a prima vista pare una banalità, è invece un elemento essenziale per la buona riuscita della vacanza: non c’è da mantenere - né tantomeno da fingere - uno status sociale diverso dal proprio; siamo tutti quello che siamo, con le nostre pancette e gli inestetismi della cellulite, finalmente liberi di gettare la maschera che indossiamo ogni giorno, d’inverno, prima di uscire di casa.

E vi par nulla, a voi.

La seconda è invece quasi del tutto esclusiva del Bagno Assunta e riguarda il modo di considerare e di trattare i bambini. Se altrove è vietato giocare alla palla, qui c’è - appena si entra - un campo da pallavolo apposta per loro. Se in certi bagni non si possono fare buche se non in riva al mare, qui talvolta vengono scavati degli enormi crateri sotto l’ombrellone che quasi quasi ci starebbe dentro un carrarmato. Se - infine - in tutta la Versilia è fatto espresso divieto di tirare i gavettoni, tanto che in passato sono dovute intervenire persino le forze dell’ordine, qui all’Assunta le bombe d’acqua sono un rituale irrinunciabile del ferragosto al quale dà il via la Gloria in persona, utilizzando una sistola per bagnare tutti: bimbi, clienti, avventori … chiunque le passi davanti.

E vi par nulla, a voi.

E’ insomma questo sovvertimento dell’ordine sociale, questo paese dei balocchi per adulti e piccini, questo questo carnevale che ci fa insanire non semel in anno, ma per tutta la stagione, ad attrarci regolarmente verso il civico 11 di via Arenile.

Sì, d’accordo, ci sono anche i vicini d’ombrellone, gli amici che ricontriamo con piacere dopo tanto tempo, le facce più o meno conosciute dei venditori ambulanti che ci riconoscono anno dopo anno. Ma quelle sono il contorno, il rinforzo, la decorazione. Così come la rena arsiccia, il mare ed il tramonto settembrino. Tutte belle immagini, per carità, ma che si possono trovare, con un po’ di fortuna, anche altrove. Ci vogliono, non dico di no, ma costituiscono a ben vedere una quinta entro le quali si muovono i personaggi principali, senza i quali lo spettacolo non potrebbe esistere.

Tanto che, persino in inverno ci capita, quando torniamo al Forte dei Marmi, di fare un salto a trovare la Gloria e Nemo. Perché loro fanno parte della nostra famiglia, sono i custodi dei nostri ricordi più spensierati, sono stati e continuano ad essere il punto di riferimento per quelle fortunate generazioni che come noi hanno eletto l’ultima Versilia a luogo dell’anima. 

E vi par nulla, a voi.

domenica 19 agosto 2012

19.VIII.12


Firenze immersa in una calma irreale. Non un fanale, non una sirena. Odo il rumore del treno che, inerte alla feria, sferraglia.
Questa sera, come non mai, posso illudermi che la città sia tutta mia.
So a chi devo la mia gratitudine.

sabato 23 giugno 2012

Eh


Dio non accepta chi mai non se corregge.

fra Filippo da Strada, Nota lectore lection de l'asinello, in Pierno, F., a cura di, Stampa meretrix. Scritti quattrocenteschi contro la stampa, Venezia, Marsilio, 2011.

giovedì 14 giugno 2012

Andana


... et però credo che molta felicità sia agli homini che imparano una nuova parola.

Nell'introduzione d'un catalogo d'arte, una nota studiosa plaude alla sensibilità della cultura giapponese che ha - a suo dire - addirittura una parola specifica per descrivere lo spazio vuoto tra gli alberi d'una foresta.

Possiamo stare allegri.

Non solo Pascoli ha usato il lemma 'intercolumnio' per descrivere lo spazio tra file di pini, ma esiste in italiano la parola 'andana' che descrive esattamente - pur con l'aggiunta della geometrica regolarità occidentale - tale vacuità.

O che credono i giapponesi... che noi si frigga coll'acqua?

martedì 29 maggio 2012

(6 + 3 = 9)

Piatti pelaghi il primiero
Sordida sorte la seconda
Inutile indulger nell'intero

domenica 20 maggio 2012

San Salvi

Non ci sono che due sole punte abbastanza acuminate da penetrare (così) nella nostra anima: la sventura e la bellezza.

S. Weil

martedì 8 maggio 2012

Votantonio

Io mi aspettavo un photo finish per i primi due ed un distacco di due lunghezze tra il terzo ed il quarto. Ed invece è successo l'esatto contrario. Alla faccia delle analisi !

sabato 28 aprile 2012

Questione scatologica


Mi innervosisce, e non poco, quando un toscano dice o scrive "cagare" al posto del più corretto "cacare". Mi sa di lombardismo, mi sa di imbarbarimento, non va bene. E' tollerabile in Jerry Calà, od in Massimo Boldi, ma non in chi è nato dove 'l sì suona.
Da noi si dice, e si scrive, cacare. Con la "c". Magari con la gorgia toscana, ma pur sempre con la "c".


Valga per tutti la seguente definizione:


Cacàre prov. sp. e port. cagar; fr. chier: dal lat. CACARE che gli antichi dissero contratto da CLOACARE inquinare, sozzare, imbrattare, ed altri opina esser detto per CADCARE dalla stessa radice del sscr. HAD-E, ond'anche il gr. CHEZO (per CHED-ZO) -- ang. sass. SCIT-E, a.a.ted. SCIZ-U [per SCHID-ZU], mod. SCHEISSE, che valgono lo stesso (non che il bass. sass. KATH, ted. KOTH escrementi, fango). [Le voci germaniche fanno supporre la caduta nelle altre lingue di una S iniziale]. Meglio però col Curtius e col Vanicek trarlo da una rad. KAK che si ravvisa nel sscr. CAKA, CAKAN letame, sterco, KAC-MALAS sudicio, lordo, d'onde pure il gr. KAKKE sterco, KAKKAO, lit. SZIK-U caco, e l'a. irl. CACC sterco. Mandar fuori del ventre gli escrementi.
La voce CACARE venne usata anche durante la classica latinità e di fatti in un corridoio che mena alle terme di Traiano in Roma, son dipinti a fresco due serpi (che stavano a rappresentare il genio del luogo) e sotto leggesi: Jovem et Junonem ei duodecim deos iratos habeat quisquis hic minxerit aut cacarit. "Si abbia lo sdegno di Giove, di Giunone e dei dodici Dei chi qui piscerà o cacherà". (RICH. Vocab. Antic. Rom. e Grec. alla voce Anguis).


Pianigiani, O., Vocabolario etimologico della lingua italiana, Milano, Società editrice Dante Alighieri di Albrighi & Segati, 1907.

giovedì 26 aprile 2012

La recita Ada

Chiedo scusa alla favola antica
Se non mi piace l'avara formica
Sto dalla parte della cicala
Che il suo bel canto non vende: regala.

giovedì 19 aprile 2012

Ω

Omne ignotum pro magnifico

domenica 15 aprile 2012

Ih - oh

In quegl'anni in cui val poco
la mal pratica ragion,
ebbi anch'io lo stesso foco,
fui quel pazzo ch'or non son.

Che col tempo e coi perigli
donna flemma capitò;
e i capricci, ed i puntigli
dalla testa mi cavò.

Presso un piccolo abituro
seco lei mi trasse un giorno,
e togliendo giù dal muro
del pacifico soggiorno
una pelle di somaro:
"Prendi" disse "oh figlio caro!"
poi disparve, e mi lasciò.

Mentre ancor tacito guardo quel dono,
il ciel s'annuvola, rimbomba il tuono,
mista alla grandine scroscia la piova,
ecco le membra coprir mi giova
col manto d'asino che mi donò.

Finisce il turbine, né fo due passi,
che fiera orribile dianzi a me fassi;
già già mi tocca l'ingorda bocca,
già di difendermi speme non ho.

Ma il fiuto ignobile del mio vestito
tolse alla belva sì l'appetito,
che disprezzandomi si rinselvò.

Così conoscermi mi fe' la sorte,
ch'onte, pericoli, vergogna e morte
col cuoio d'asino fuggir si può.

Da Ponte, L., Le Nozze di Figaro, ed. Barenreiter.

martedì 3 aprile 2012

Rampolli

[...] l'Italia non può sorgere a nuova vita, se non ne cerca i semi in sé stessa; e la sua modernità dee rampollare dall'antico.

Gioberti, V., Del rinnovamento civile d'Italia, Torino, Bocca, 1851, vol. 1, pg. 5.

Infima doctrina

Poetica non capiuntur a ratione humana proptet defectus veritatis qui est in eis.

Le creazioni dei poeti sfuggono alla ragione umana a causa del loro difetto di verità.

(S. Th. I-II, 101, 2 ad 2)

domenica 1 aprile 2012

Il piccolo fiammiferaio


Per carità, comprateli
Signori, i miei zolfini !
E' notte tarda... nevica,
Nè preso ho due quattrini.

Se al triste mio ricovero
Ritorno a mani vuote,
Un uomo crudelissimo
Mi sgrida... mi percuote !

Talvolta qualche spicciolo
Busco da genti umane...
Allor salvo le costole
E, forse, ho un po' di pane.

Oggi, manco un fiammifero !
Signor, per compassione
Compratene una scatola...
Strappatemi al bastone !

Fiorentino, E., Poesie per bambini buoni, Firenze, s.l., ma Libreria Editrice Fiorentina, s.d.

giovedì 29 marzo 2012

Er companatico der paradiso


Dio, doppo avè ccreato in pochi ggiorni
Cuello che cc'è de bbello e cc'è de bbrutto,
In paradiso o in de li su' contorni
Creò un rampino e ciattaccò un presciutto.

E ddisse: Cuella femmina che in tutto
Er tempo che ccampò nun messe corni,
N'abbi una fetta, acciò nun Magni asciutto
Er pandescelo* de li nostri forni.

Morze Eva, morze Lia, morze Ribbecca,
Fino inzomma a ttu' mojje a mman'ammano
Morzeno tutte, e ppijjele a l'inzecca**

E tutte curante cor cortello in mano
Cuanno furno a ttajja fesceno scecca:***
Sò sseimil'anni, e cquer presciutto é sano.

26 gennaio 1893

* Panem de coelo [praestitisti eis. Omne delectamentum in se habentem]: preghiera che accompagna l'esposizione del Santissimo.

** ppijjele a l'inzecca: prendile a caso.

***fesceno scecca: fecero cilecca.

Belli, G. G.,Sonetti erotici e meditativi, Milano, Adelphi, 2012

mercoledì 28 marzo 2012

137.


Arreda la tua mente e vivi lì,
fuggi la fosca fiera dei felici.
Devi soffrire meglio di così
se vuoi sventare i loro malefici.

Valduga, P., Quartine. Seconda centuria., Torino, Einaudi, 2001

martedì 27 marzo 2012

Il cane



Noi mentre il mondo va per la sua strada,
noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l'affanno,
e perché vada, e perché lento vada.


Tal, quando passa il grave carro avanti
del casolare, che il rozzon* normanno
stampa il suolo con zoccoli sonanti,


sbuca il can dalla fratta, come il vento;
lo precorre, rincorre; uggiola, abbaia.
Il carro è dilungato lento lento.
Il cane torna sternutando all'aia.




rozzon: cavallo di fatica (l'espressione è ariostesca, Sat. III, 6).


Pascoli, G., Myricae, con l'introduzione di P.G. Mengaldo e note al testo di F. Melotti, Milano, Rizzoli, 1981

domenica 25 marzo 2012

Ab incarnatione


Oggi, 25 marzo, celebro l'inizio dell'anno fiorentino con una lirica tutta toscana:

Eccoti il ravanello
cresciuto al sol di maggio
principe degli ortaggi
che il cuore mio zappò

è così rosso e bello
che sembra un Caravaggio
è il tempestoso omaggio
dell'umile mio cuor


Gelsomino Girasoli, Il Ravanello Solidale, finalista al concorso "Ora d'aria" indetto dal Dottor Djembè nel 2009.



domenica 8 gennaio 2012

Baci Scagliati Altrove


Fedele alla mia natura di dispensatore di consigli non richiesti, suggerisco ai miei ventiquattro lettori il seguente libro:

Veronesi, S., Baci Scagliati Altrove, Fandangolibri, Roma, 2011

ed in particolare i racconti: Profezia ed Il Ventre della Macchina.
Oltre, naturalmente, al racconto eponimo.