sabato 28 aprile 2012

Questione scatologica


Mi innervosisce, e non poco, quando un toscano dice o scrive "cagare" al posto del più corretto "cacare". Mi sa di lombardismo, mi sa di imbarbarimento, non va bene. E' tollerabile in Jerry Calà, od in Massimo Boldi, ma non in chi è nato dove 'l sì suona.
Da noi si dice, e si scrive, cacare. Con la "c". Magari con la gorgia toscana, ma pur sempre con la "c".


Valga per tutti la seguente definizione:


Cacàre prov. sp. e port. cagar; fr. chier: dal lat. CACARE che gli antichi dissero contratto da CLOACARE inquinare, sozzare, imbrattare, ed altri opina esser detto per CADCARE dalla stessa radice del sscr. HAD-E, ond'anche il gr. CHEZO (per CHED-ZO) -- ang. sass. SCIT-E, a.a.ted. SCIZ-U [per SCHID-ZU], mod. SCHEISSE, che valgono lo stesso (non che il bass. sass. KATH, ted. KOTH escrementi, fango). [Le voci germaniche fanno supporre la caduta nelle altre lingue di una S iniziale]. Meglio però col Curtius e col Vanicek trarlo da una rad. KAK che si ravvisa nel sscr. CAKA, CAKAN letame, sterco, KAC-MALAS sudicio, lordo, d'onde pure il gr. KAKKE sterco, KAKKAO, lit. SZIK-U caco, e l'a. irl. CACC sterco. Mandar fuori del ventre gli escrementi.
La voce CACARE venne usata anche durante la classica latinità e di fatti in un corridoio che mena alle terme di Traiano in Roma, son dipinti a fresco due serpi (che stavano a rappresentare il genio del luogo) e sotto leggesi: Jovem et Junonem ei duodecim deos iratos habeat quisquis hic minxerit aut cacarit. "Si abbia lo sdegno di Giove, di Giunone e dei dodici Dei chi qui piscerà o cacherà". (RICH. Vocab. Antic. Rom. e Grec. alla voce Anguis).


Pianigiani, O., Vocabolario etimologico della lingua italiana, Milano, Società editrice Dante Alighieri di Albrighi & Segati, 1907.

giovedì 26 aprile 2012

La recita Ada

Chiedo scusa alla favola antica
Se non mi piace l'avara formica
Sto dalla parte della cicala
Che il suo bel canto non vende: regala.

giovedì 19 aprile 2012

Ω

Omne ignotum pro magnifico

domenica 15 aprile 2012

Ih - oh

In quegl'anni in cui val poco
la mal pratica ragion,
ebbi anch'io lo stesso foco,
fui quel pazzo ch'or non son.

Che col tempo e coi perigli
donna flemma capitò;
e i capricci, ed i puntigli
dalla testa mi cavò.

Presso un piccolo abituro
seco lei mi trasse un giorno,
e togliendo giù dal muro
del pacifico soggiorno
una pelle di somaro:
"Prendi" disse "oh figlio caro!"
poi disparve, e mi lasciò.

Mentre ancor tacito guardo quel dono,
il ciel s'annuvola, rimbomba il tuono,
mista alla grandine scroscia la piova,
ecco le membra coprir mi giova
col manto d'asino che mi donò.

Finisce il turbine, né fo due passi,
che fiera orribile dianzi a me fassi;
già già mi tocca l'ingorda bocca,
già di difendermi speme non ho.

Ma il fiuto ignobile del mio vestito
tolse alla belva sì l'appetito,
che disprezzandomi si rinselvò.

Così conoscermi mi fe' la sorte,
ch'onte, pericoli, vergogna e morte
col cuoio d'asino fuggir si può.

Da Ponte, L., Le Nozze di Figaro, ed. Barenreiter.

martedì 3 aprile 2012

Rampolli

[...] l'Italia non può sorgere a nuova vita, se non ne cerca i semi in sé stessa; e la sua modernità dee rampollare dall'antico.

Gioberti, V., Del rinnovamento civile d'Italia, Torino, Bocca, 1851, vol. 1, pg. 5.

Infima doctrina

Poetica non capiuntur a ratione humana proptet defectus veritatis qui est in eis.

Le creazioni dei poeti sfuggono alla ragione umana a causa del loro difetto di verità.

(S. Th. I-II, 101, 2 ad 2)

domenica 1 aprile 2012

Il piccolo fiammiferaio


Per carità, comprateli
Signori, i miei zolfini !
E' notte tarda... nevica,
Nè preso ho due quattrini.

Se al triste mio ricovero
Ritorno a mani vuote,
Un uomo crudelissimo
Mi sgrida... mi percuote !

Talvolta qualche spicciolo
Busco da genti umane...
Allor salvo le costole
E, forse, ho un po' di pane.

Oggi, manco un fiammifero !
Signor, per compassione
Compratene una scatola...
Strappatemi al bastone !

Fiorentino, E., Poesie per bambini buoni, Firenze, s.l., ma Libreria Editrice Fiorentina, s.d.