giovedì 21 dicembre 2017

Eudaimonia

Alla filosofia non interessa quella felicità che si comporta come la danza di un folle, che prima s'allontana e poi ritorna per fuggire di nuovo. E non si tratta nemmeno della felicità legata a qualcosa che semplicemente accade, come al gioco del Lotto: il caso fortunato di una Fortuna capricciosa. Neppure si intende un sentire solo soggettivo, un sentirsi bene. Benchè eudaimōn significhi letteralmente favorito o animato da uno spirito benigno, alla felicità decisiva concorrono sia una sorte favorevole sia una tranquilla soddisfazione, ma tutt'al più come 'programma di accompagnamento'. Tali elementi possono infatti giocare un ruolo secondario, laddove l'elemento fondamentale è un altro, cioè il prendere in mano la propria vita e farne buon uso.

Höffe, O., La virtù ci rende belli? Arte di vivere e morale, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015.


martedì 12 dicembre 2017

Ne vedremo delle belle

La signora Peerybingle uscì all’aria scura e frizzante, e sguazzando nella mota con un par di zoccoli che impressero sulle lastre del cortile tutte le figure del primo teorema di Euclide, empì il ramino al cannello della fontana.


Dickens, C., Il grillo del focolare, tr. it di Verdinois, F., ill. di Enrico Sacchetti, fregi di Duilio Cambellotti, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1913.

venerdì 17 novembre 2017

S'impara da tutti

"Too often we judge other groups by their worst examples, while judging ourselves by our best intentions."

George W. Bush, discorso tenuto il 19 ottobre 2017 a New York al convegno "Spirit of Liberty: At Home, in the World", 

giovedì 16 novembre 2017

Vaticinii

Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga.

Amiel, H.-F., Frammenti di un giornale intimo, 12 giugno 1871, Torino, UTET, 1931.

domenica 15 ottobre 2017

Sonaglio

Quand’io vi scrivo, se io non scrivessi così rettamente come si conviene, o se io non ritrovassi qualche volta el verbo principale, abiatemi per iscusato, perché i’ ò apicato un sonaglio a gli orecchi, che non mi lascia pensare cosa ch’io voglio.

Michelangelo Buonarroti a Domenico Buoninsegni in Roma, da Firenze di marzo 1518.

La lettera, che tratta anche della strada da farsi per recare i marmi alla Marina, l’ho letta in Buselli, F., Palazzo mediceo a Seravezza, a cura dell’Associazione “Pro Loco” Seravezza, Empoli, Barbieri Noccioli & C., 1965.

martedì 3 ottobre 2017

L'unico inferno che sia anche un paradiso è il mare

[...] quel libro in cui i simboli esercitano sul lettore quasi una violenza fisica; quel libro che sembra aggirarsi lentamente intorno al suo tema quando invece è il tema che gira intorno a noi in spire sempre più vorticose; quel libro impuro che travolgendo le regole è nel contempo romanzo, trattato, poema, diario di bordo, tragedia, sacra rappresentazione, ballata; quel libro che interroga incessantemente la Morte incalzandola da presso come la lancia dei ramponieri incalza l'immensa bestia; quel libro dello squarciamento e del colamento, dell'urlo e della demenza, del tormento e della dannazione, no, quel libro non poteva essere stato scritto da un uomo, e per questo io pronunciai "Herman Melville" come avessi detto Aleph o Adonai.

Mari, M., Otto scrittori, in Tu, sanguinosa infanzia, Torino, Einaudi, 2009.

sabato 30 settembre 2017

L'intenzione del lettore

L'avanspettacolo di periferia per la truppa, visto  dall'intellettuale alla ricerca di episodi di costume, si carica di riferimenti a una oscenità fescennina di cui lo sciagurato capocomico non ha mai avuto sentore.

Eco, U., Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani, 1964

sabato 23 settembre 2017

La miseria è ancora l'unica forza vitale del Paese e quel poco o molto che ancora regge è soltanto frutto della povertà. Bellezze dei luoghi, patrimoni artistici, antiche parlate, cucina paesana, virtù civiche e specialità artigiane sono custodite soltanto dalla miseria. [...] Perchè il povero è di antica tradizione e vive in una miseria che ha antiche radici in secolari luoghi, mentre il ricco* è di fresca data, improvvisato. [..] La sua ricchezza è stata facile, di solito nata dall'imbroglio, da facili traffici, sempre o quasi, imitando qualcosa che è nato fuori di qui. Perciò quando l'Italia sarà sopraffatta dalla finta ricchezza che già dilaga, noi ci troveremo a vivere in un paese di cui non conosceremo più né il volto né l'anima.

Longanesi, L., La sua Signora. Taccuino, Milano, Rizzoli, 1957.

*forse meglio: il 'nuovo' ricco.

giovedì 21 settembre 2017

10 e lode

Firenze, 5 ottobre 1966.

Oggi, cinque ottobre, ho traslocato in casa di un amico del babbo. Lui dice di essere conte, ma invece sta in un seminterrato alla giapponese, tutto diaccio e umido, senza telefono, senz'acqua calda, col cesso coi piedoni e un fornelletto dove la moglie ci ha cucinato una frittatina di due uova, che abbiamo mangiato in tre, più un riforzino, come lo chiama lui, di nove olive di numero, mezz'etto di stracchino e un quarto di vino sfuso. Tutto, vitto e alloggio, per centocinquantamila lire, che mi pare proprio una rapina, anche se lui, per fare il conte, chiama castello un aggeggio di tre loculi dove mi toccherà dormire assieme alla moglie, una donnetta secca e rifinita come il suo nome: Alice. E la figlia Mela che per fortuna non dà noia, perché è un'handicappata incapace di parlare e camminare alla sua età. Io dico che codesto conte o è un gran bugiardo o s'è ridotto proprio come un disperato.

Luciano Perozzi

domenica 6 agosto 2017

Il vero protagonista di Anna Karenina

La candela che portarono rischiarò pian piano la stanza, facendo affiorare dettagli noti: le corna di cervo, gli scaffali dei libri, la stufa lucida con la finestrella che attendeva da tempo d'essere riparata, il divano del padre, lo scrittoio - imponente - con sopra un libro aperto il posacenere rotto, un quaderno con la sua grafia. A quella vista, per un attimo allo assalì il dubbio che la nuova vita che aveva sognato strada facendo fosse impossibile. Le tracce della sua reale esistenza parevano stringerlo d'assedio: "No, no - dicevano, - non ti libererai mai di noi, mai potrai essere diverso da come sei. Sarai sempre e comunque colui che eri, con i tuoi dubbi, con l'eterno malcontento per te stesso, con i tuoi vani tentativi di cambiare, con le tue cadute e con l'eterna attesa di una felicità che non ti è stata concessa e che per te è irraggiungibile,

Lev Tolstoj, Anna Karenina, trad. it di Claudia Zonghetti, Torino, Einaudi, 2016.

mercoledì 17 maggio 2017

La tabellina del tre

Si legge, che non solamente Helena Greca fu à maraviglia bella della facia, ma di tutte le parti del corpo: à talche in lei sola si trovava tutte quelle bellezze, che mettono i scrittori, che vuol havere una bella donna, le quali notarò quì di sotto, acciocche le donne, che si stimano belle, spogliandosi nude, quando andranno à letto, possano vedere, se tutte si trovano in loro. Dico per tanto, come bellezza di donna vuol trenta cose, distinte à tre per tre.

Tre bianche: carne, denti e faccia.
Tre negre: occhi, ciglia e petignone.
Tre rosse: labbra, guance e unghie.
Tre longhe: persona, capelli e mano.
Tre corte: denti, orecchie e piede.
Tre larghe: petto, fianco e fronte.
Tre strette: bocca, natura e centura.
Tre grosse: coscie, culo e natura.
Tre sottili: capelli, labbra e deta.
Tre picciole: bocca, naso e mammelle.

Idea / del giardino / del mondo. / Di M. Tomaso Tomai da Ravenna Fisico, / & Accademico innominato. / Ove, oltre molti secreti maravigliosi di natura, sono posti varij, / & soavissimi frutti curiosissimi, secondo la diversità / del gusto de gli huomini., in Bologna, per Gio. Rossi, MDLXXXVI.

giovedì 11 maggio 2017

Niente male

Il cristianesimo del nostro secolo [...] ha voltato le spalle al culto del dolore, alla "passione" di Cristo, alla mistica della sofferenza. Sul mondo occidentale, dove il sigillo cristiano è sempre più labile, la narcotizzazione spirituale e la cultura degli analgesici ha spento, se non eliminato, le tentazioni eroiche e sacrificali della imitatio Christi. In un mondo sempre più inebetito, torpido, svirilizzato, ogni riferimento al dolore e naturalmente alla morte, alla vita-sacrificio è rigorosamente vietato, come in una bambinesca, universale Disneyland dove la finzione cancella la realtà, in una perpetua immersione nell'artificiale in cui la babele dei messaggi e il trionfo dell'insignificanza sta spegnendo quella umanità dell'uomo che perfino Cristo aveva voluto far sua e incarnare.

Camporesi, P., Il sugo della vita. Simbolismo e magia del sangue, Milano, Il Saggiatore, 2017

lunedì 8 maggio 2017

GdA

(A Suor Eletta, Ave)

Cara Suor Eletta,

l'empia Comarella mi assicura che tu dùbiti della mia amicizia fedelissima! Ma non sai che tanto l'amicizia è più nobile quanto più di silenzio ella sopporta?
E io diventerò sempre più silenzioso, fino al suggello mortuario.
Lavoro; e nel lavoro dimentico ogni miseria e ogni viltà.
La pace sia teco!

Pax et bonum

FRATE ARIEL

5.VII.1924


Ora in: Gabriele d'Annunzio, Lettere a una donna, Bologna, Massimiliano Boni Editore, 1975.

martedì 14 marzo 2017

Ecco fatto.

Post equitem sedet atra cura.

Orazio, Carm. III, 1, 40, ma letto in De Quincey, T., Gli ultimi giorni di Immanuel Kant, a cura Jaeggy, F., Milano, Adelphi, 1983.

Laddove, secondo il dizionario Lewis & Short, 'atra' è 'black, dark, gloomy, sad, dismal, unfortunate',  mentre 'cura' è da intendersi come 'care, solicitude, carefulness, thought, concern'. Od anche 'Trouble (physical or mental), bestowed on something; solicitude, care, attention, pains.'

E qui si chiude un piccolo cerchio, perché - sempre secondo Lewis & Short - "  [...] nella vita civile romana, i dies atri sono i giorni nei quali lo stato soffre qualche calamità, sono giorni infausti. Questa designazione è fatta risalire all'abitudine romana di marcare ogni giorno sfortunato del calendario con un pezzo di carbone". Da cui l'altro motto Aequabit nigras candida sola dies.

giovedì 12 gennaio 2017

Forma e sostanza

Stando i Monaci in Coro devono ricordarsi, che sono alla presenza di Dio, onde, gli conviene star ivi con timore, e tremore, ben composti di vita, con le mani sotto lo Scapulare, quando non vi tenghino Breviario, o Diurno, non curvi, o appoggiati sconciamente alle sedie, non faccino strepito, o nel purgarsi il naso, o nel moversi da' sedili, e sopra tutto cantino, e legghino sempre con voce uniforme, e concorde perché dalla forma esteriore possa comprendersi la divozione interna.

Constitutiones Monachorum Silvestrinorum, Del modo da tenersi da' Monaci in Coro, in Bullarium Romanum / seu / novissima et accuratissima / collection / apostolicarum constitutionum / Ex authographis, quae in Secretiori Vaticano / aliisque Sedis Apostolicae Scriniis / asservantur. / Cum Rubricis, Summariis, Scholiis, & / Indice quadruplici / Tomus Nonus / Complectens Constitutiones ad ALEXANDRO VIII., / & INNOCENTION XII editas. / Romae MDCCXXXIV. / Typis, & Expensis Hieronymi Mainardi in Platea Montis Citatorii. 

martedì 10 gennaio 2017

R.I.P.

Publicity is the culture of the consumer society.

Berger, J, Way of Seeing, London, Penguin, 1972.

Come un principe del Rinascimento

Per Li* collezionare significava scoprire oggetti che confermavano l'autorità culturale degli antichi. [...] Egli  cercava le cose che fossero in grado di metterlo in contatto con una civiltà migliore, che per lui si collocava sempre nel passato. [...]  A conferire valore agli oggetti erano certo la rarità, la preziosità o la stravaganza, ma l'impulso più potente a possedere scaturiva dal fatto che essi consentivano al collezionista di mettersi in contatto con i valori essenziali trasmessi dalla civiltà.

* Li Rihua era un collezionista cinese vissuto nel cinquecento a Jiaxing, una piccola città sul delta del fiume Azzurro.

Brook, T., Il cappello di Vermeer. Il Seicento e la nascita del mondo globalizzato, Torino, Einaudi, 2005.

mercoledì 4 gennaio 2017

Magis amica veritas

Preposto dalla fiducia del Santo Padre a quel Dicastero della Curia Romana che deve vigilare alla tutela, alla difesa delle verità cristiane, mi si vorrà perdonare se io d'altro argomento non tratterò con voi se non della Verità.

S. E. Card. Alfredo Ottaviani, Dignità umana nella verità. Conferenza tenuta a Cortina d'Ampezzo nell'agosto 1961, in Pagine Libere, Anno XVI (Nuova serie), nn. 2-3, Luglio-Ottobre 1961, Conte Editore, Roma