venerdì 19 settembre 2008

Rime e ritmi

Ora, pur non volendola fare tanto lunga con le preoccupazioni sul versante economico e finanziario - del resto non ho le capacità per capire sino in fondo la situazione, nè per prevederne gli sviluppi - in questi giorni ho riflettuto sugli albori dell'economia ed ho ripensato ai primissimi modelli contrattuali. L'agricoltura, la pastorizia, il baratto ... e tutte quelle storielle che tra poco Madre A*** inizierà a raccontare a mia figlia.

[Per incisio: l'altra sera, mentre il rubinetto versava acqua nel lavandino ha esortato a chiuderlo dicendo "Mamma, l'acqua è un bene prezioso, non va sprecata". Segno che è già iniziato il lavaggio del cervello].

Ma insomma... ripensando a quei càrdini che hanno retto la nostra economia per centinaia di anni, (tanto da esser tradotti persino in opere d'arte a perenne istruzione e monito degli uomini d'ogni epoca; si pensi alle formelle attorno al campanile di Giotto) vorrei richiamare alla vostra attenzione l'importanza dei ritmi delle stagioni quale fondamento per un modello economico più sano e più solido, sotto ogni punto di vista.

Di seguito riporto quindi una antica e fortunata composizione in rima scritta in omaggio all'avvicendarsi dei mesi e dei lavori nei campi.

Poto, ligna cremo, de vite superflua demo
do gramen gratum, mihi flos servit, mihi pratum
spicas declino, messes meto, vina propino
semen humi jacto, mihi pasco sues, mihi macto.


P.S. Rileggendo questo post temo di essere stato oscuro. Accolgo perciò i vostri commenti, e le eventuali richieste di chiarificazioni, con particolare benevolenza.

3 commenti:

C.P. ha detto...

Carissimo,
il problema di comprensione nasce per chi, come me, non ricorda del latino studiato al liceo altro che 2 cantilene e mezzo:
1. fero fers tuli latum ferre

2. vis roboris robori vim vis vi

1/2. rosa rosae rosam ...


un po' poco.
Una traduzione al volo della composizione??
;-)

Solus ad Solam ha detto...

Carissima,

ormai studiare il latino non serve più a nulla. C'è Google.
La traduzione, in ogni caso, non è mai semplice. Neppure quella da lingue vive.
Io l'ho vista così:

Bevo (brindo all'anno nuovo, in ogni caso... resto al chiuso, dato che gennaio è mese morto), brucio legna, poto le viti
Rendo i primi germogli, i primi fiori, falcio il prato
Le messi sono cariche e piegano le spighe, le trebbio, distribuisco il vino novello,
semino, nutro i maiali, li macello.

Ogni mese, una specialità. Con tante scuse a chi non gradisce che a dicembre si ammazzi il maiale.

C.P. ha detto...

Poveri maiali.