martedì 29 dicembre 2015

Ioboia

Ci ritrovo il linguaggio e il modo d'essere e di fare di casa mia, dove sembra che ci si odi tutti, mogli e mariti, fratelli e sorelle, babbi e figlioli, per il gran timore che sempre si ha di cascar nel tenero e di degenerare nello sciroppo. Al pari della nostra cucina, i nostri sentimenti ignorano il burro.

Montanelli, I., Settecervelli, ora in Gli incontri, Milano, Rizzoli, 1961.

venerdì 18 dicembre 2015

Art. XIX

La decima {Corporazione} non ha arte né novero né vocabolo. La sua pienezza è attesa come quella della decima Musa. È riservata alle forze misteriose del popolo in travaglio e in ascendimento. È quasi una figura votiva consacrata al genio ignoto, all’apparizione dell’uomo novissimo, alle trasfigurazioni ideali delle opere e dei giorni, alla compiuta liberazione dello spirito sopra l’ànsito penoso e il sudore di sangue. È rappresentata, nel santuario civico, da una lampada ardente che porta inscritta un’antica parola toscana dell’epoca dei Comuni, stupenda allusione a una forma spiritualizzata del lavoro umano: «Fatica senza fatica».

Gabriele D'Annunzio (con Alceste De Ambris), La Carta del Carnaro, Fiume, 1920.

sabato 12 dicembre 2015

Corna

[l'intelletto] ... è concesso - unicamente come aiuto - agli esseri più sfortunati, più delicati e più transitori allo scopo di trattenerli per un minuto nell'esistenza, onde essi altrimenti, senza quell'aggiunta, avrebbero motivo di andarsene [...]
L'intelletto, come mezzo per conservare l'individuo, spiega le sue forze principali nella finzione. Questa infatti è il mezzo con cui gli individui più deboli e meno robusti si conservano, in quanto a essi è preclusa una lotta per l'esistenza da condursi con le corna o con gli aspri morsi degli animali feroci. Nell'uomo quest'arte della finzione raggiunge il suo culmine: qui l'illudere, l'adulare, il mentire e l'ingannare, il parlar male di qualcuno in sua assenza, il rappresentare, il vivere in uno splendore preso a prestito, il mascherarsi, le convenzioni che nascondono, il far la commedia dinanzi agli altri e a se stessi, in breve il continuo svolazzare attorno alla fiamma della vanità costituisce a tal punto la regola e la legge, che nulla, si può dire, è più incomprensibile del fatto che fra gli uomini possa sorgere un impulso onesto e puro verso la verità. Essi sono profondamente immersi in illusioni e immagini di sogno, il loro occhio scivola sulla superficie delle cose, vedendo "forme", la loro sensibilità non conduce mai alla verità, ma si accontenta di ricevere stimoli e, per così dire, di accarezzare con un giuoco tattile il dorso delle cose.

Nietsche, F., Su verità e menzogna in senso extramorale, tr. it. di Colli, G., Milano, Adelphi, 2015.

giovedì 19 novembre 2015

17 maggio

Continuamente si avvicendano tre generazioni. Una trova il Dio, la seconda marca sopra di lui il tempio angusto e lo imprigiona, la terza impoverisce e toglie una pietra dopo l'altra dalla dimora divina, per costruire di necessità misere casupole.

Rilke, R. M., Il diario fiorentino, a cura di Giorgio Zampa, Milano, SE, 2011.

martedì 6 ottobre 2015

Amaritudine

Ma (a me) interveniva come a quello che è agravato d'infermità, el quale, avendo corrotto il gusto, se bene a diverse spezie e delicati cibi gli sono amministrati, di tutti cava un medesimo sapore, che converte la dolcezza di que' cibi in amaritudine. Così, quanto più letizia dovevano porgere al cuore mio queste cose diverse e amene, perchè il gusto mio era corrotto e l'animo disposto a lacrime, tutte moltiplicavano il dolore mio.

Lorenzo de' Medici, Commento de' miei sonetti, qui tratto da Opere, a cura di Zanato, T., Torino, Einaudi, 1992.

domenica 4 ottobre 2015

La grammatica del cibo

Una cipolla è una cipolla. Ma quando Rabano Mauro, nel De universo, inoltrandosi in una di quelle interpretazioni simboliche, allegoriche, figurali di cui è intessuta la sua opera, ci spiega che la cipolla e l'aglio "significano la corruzione della mente e l'asprezza del peccato", poiché "quanto più si mangiano, tanto più tormentano nel dolore", la cipolla evidentemente è diventata altro.

Rabano Mauro, De universo, Patrologia Latina, 111, c. 527

Il tutto in Montanari, M., Gusti del Medioevo. I prodotti, la cucina, la tavola, Bari, Laterza, 2012.

giovedì 24 settembre 2015

Il sole che offende gli occhi

Apri la strada ai giovani; dàgli una lunga via, dàgli un sole che gli offende gli occhi, la chiusura degli occhi darà immaginazione.

Marini, M., Pensieri sull'arte. Scritti e interviste, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1998.

domenica 20 settembre 2015

Peter Goldthwaite

[...] egli era il perfetto ritratto dell'uomo che s'è nutrito solo di chimerici piani e di vuote speranze, fino al punto di non poter più né vivere di quelle insane ubbìe né tollerare un alimento più sostanzioso.

Hawthorne, N., La casa del tesoro, tr. it. di Montale, E., Palermo, Sellerio, 1992.

lunedì 6 luglio 2015

Pebbles

Riconoscendo il suo posto, nient'altro che un ciottolo dalle curiose venature nel lastricato multicolore - un frammento riccamente fuso nella vetrata della vita - troverà, nel suo distinguersi, la sua gloria e il suo scopo; ma distrugge sè stesso se pretende che l'umanità stia all'interno della sua prospettiva o che veda attraverso il suo colore.

Ruskin, J., Le leggi di Fiesole, in La poesia dell'Architettura, Milano, Solmi, 1909. 

sabato 6 giugno 2015

Soggetto

Come se io, mischino, fossi qualcuno

mercoledì 8 aprile 2015

Quella vecchia...

...un voleva mai mori' perché ogni giorno ne 'mparava una.

Oggi sono inciampato in Yousuf Karsh, e mi s'è chiuso un cerchio.

Tutto sta, ora, a memorizzarne il nome.

Yousuf è Giuseppe, e lì ci siamo.
Karsh è il problema. Proverò ad associarlo al kirsch. 

Chiedetemelo tra un mese. Vediamo se lo ricorderò.

martedì 10 marzo 2015

Gli alberi sacri alla mia infanzia

Cinque marzo. Vorace fortunale
tremendo come sabba delle streghe.
E poi per giorni e giorni in aria sale
l'inesausto ronzar di motoseghe.

sabato 3 gennaio 2015

I lenzuoli gelati

Quél k'am piàz a mi, inveci, [...]
séntar i linsöi zlà,
un filìn 'd pèl d'òca,
a par k'ag sia 'n vel 'd brina,
e dasfàrla, pianìn pianìn,
intànt k'a respir fòrt.

Previdi, G., Due fettine di salame, poesie, Macerata, Quodlibet, 2013.

venerdì 2 gennaio 2015

Parentevole conversazione

S'abbia dunque il lettore questo piccol {lavoro}, sempre però nell'intendimento medesimo in che l'autore in parentevole conversazione lo espose, cioè come considerazioni private, senza arroganza che le abbiano ad essere regole infallibili.

Missirini, M., Pensieri di Antonio Canova sulle belle arti, Milano, Abscondita, 2005.