L'assoluta totalità dei miei lettori mi chiede un esempio di post su luci ed ombre così che venga completata la serie di categorie che a suo tempo promisi di introdurre.
A dire il vero mi sono pentito di averla inserita perché trovo estrema difficoltà a versare in scritto alcune idee che a malapena sono chiare nella mia mente. Condensare in poche righe le mie riflessioni su The Phantom of the Opera e su come tutta l'opera si incentri su cambi di luce e buio è impresa arditissima:
Incipit: Perhaps we may frighten away the ghost of so many years ago with a little illumination, gentlemen ?
Explicit: it's over now, the music of the night.
Così come mi pare titanico riuscire a trasmettere il mio punto di vista sul ruolo della luce ne Il cane dei Baskerville di Sir Arthur Conan Doyle.
Capitolo 1: Really, Watson, you excel yourself" [...]. It may be that you are not yourself luminous, but you are a conductor of light.
Capitolo 14: And now I come rapidly to the conclusion of this singular narrative, in which I have tried to make the reader share those dark fears and vague surmises which clouded our lives so long, and ended in so tragic a manner.
Riservandomi di approfondire la questione in futuro, mi limiterò a copiare un passo da un testo che ritengo fondamentale per il mio lavoro. Nel brano si tratta di Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma, 1680) e del modo con cui egli ha introdotto la luce nella scultura come elemento scenico essenziale.
"Impiegare la luce direzionata, la cui fonte sia celata allo spettatore, è stata una delle grandi invenzioni di Bernini. In contrasto con la luce serena e diffusa impiegata dagli artisti del Rinascimento, la luce direzionata appare transitoria, precaria. La luce direzionata sostiene nello spettatatore la sensazione della fugacità della scena rappresentata. Ci si rende conto che il momento dell'illuminazione divina sopravviene e scompare. Con la sua luce direzionata, Bernini aveva trovato la strada per realizzare l'esperienza fedele ed intensificata del soprannaturale." §
Wittkower, R., La scultura raccontata da Rudolf Wittkower, dall'antichità al Novecento, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1985.
Questo è quanto. Attendo il giudizio finale che spero comunque sia appellabile.
martedì 16 settembre 2008
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1 commento:
Eccoci, avrei voluto ricambiare la tua celerità nel soddisfare la richiesta da me avanzata con un ugualmente pronto commento, ma non mi è stato possibile causa mostri.
Ad ogni buon conto, per la piccola percentuale che rappresento, mi permetto i seguenti commenti sulle varie sezioni:
Déjeuner célèbres: mi sembra promettere bene, continua così!
Malacologia: post a tema marino aventi come filo conduttore le conchiglie; ... hmmm... ci sto riflettendo...
Mesti accenti: post relativi alla Versilia che nel cuor mi sta.
Compiango la tua condizione di esiliato dalla terra che ti diede i natali.
Nulla dies sine linea: quando, pur di non scrivere...
Questa è assai interessante. Da qui mi aspetto le migliori creazioni.
Nomina nuda tenemus: post su questioni di lingua
Questa categoria mi angoscia, per il timore di scoprirmi, o confermarmi, abissalmente ignorante. Tant'è. Prenderò atto mestamente, se del caso, ma sarò in prima linea per correggermi.
Lucus a non lucendo: post su luci ed ombre.
Mah... non credo di essere stata in grado di capire la significatività del post. Per ora è in coda.
Ta ta tarata ta ta ta: sulle stagioni, i mesi, i giorni, le ore
Ottima. Il titolo è un vero programma.
Per speculum: sugli enigmi ed i giochi con le parole.
La più ghiotta. Senza dubbio.
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