In casa a FdM abbiamo da anni una copia sudicia e consunta de Il Giorno di Parini e l'altro giorno l'ho utilizzata per questo giochetto. Poi, trovando la lettura di un certo interesse, ho proseguito ed ho trovato una cosa divertente che mi pare opportuno condividere con voi. Ai versi 330 e ss. de Il Mattino si legge:
Tempo fu già che il pargoletto Amore
Dato era in guardia al suo fratello Imene;
[... dice poi Venere]
"Ite, o figli, del par; tu più possente
Il dardo scocca; e tu più cauto reggi
A certa meta". Così ognor congiunta
Iva la dolce coppia, e in un sol regno
E d'un nodo comun l'alme stringea
La spiegazione, in nota, espone la teoria secondo la quale Amore ed Imene sono entrambi figli di Venere: il primo rappresentante della passione cieca, veemente, volubile; il secondo tutore della santità delle nozze e della severità del matrimonio.
Da qui è nata in me una riflessione sull'ulteriore senso poetico dell'anatomia femminile (con rispetto parlando, s'intende). Riflessione che offro alla vostra attenzione, così, gratuitamente.
Parini, G., Il giorno, con introduzione e commento di Giuseppe Albini, Sansoni, Firenze, 1920
P.S. I lettori meno accorti notino che col verso "Iva la dolce coppia" il Parini non volle far riferimento ad inique gabelle sul valore aggiunto, ma piuttosto licenziare poeticamente il verbo andare.
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