martedì 18 novembre 2008

Mesmer

Io non mi ricordo nulla.

O meglio, quasi nulla.

O meglio ancora, i ricordi mi riaffiorano se opportunamente stimolati. Per questo rimango affascinato da chi conserva ben presenti vivide immagini degli eventi passati.

La memoria è come una soffitta nella quale vanno riposti, il più ordinatamente possibile, gli strumenti che riteniamo necessari per la nostra vita. E, come diceva mr. Holmes,  it's a mistake to think that that little room has elastic walls and can distend to any extent. Si vede che io ho accumulato troppa robaccia e, come se non bastasse, l'ho riposta in modo poco efficiente. Così mi trovo a non ricordare se non per caso e grazie a rispolverature altrui.
Cercando l'etimologia della parola "memoria" ho trovato quanto segue: 

mèmore = lat. MEMOREM, [...] màr - mar, ricordarsi, conoscere [...]. Da questa radice rampolla anche il gr. mèrmêra cura, sollecitudine e propr. il frequente ricordo di una cosa, mer - mêrìzô, volgo e rivolgo in mente, màr - tyr testimone e propr. quegli che rammenta (v. Martire).

E quindi ho chiuso il cerchio. Mancata cura e sollecitudine nello stivaggio in soffitta; volta e rivolta in mente dei vecchi ricordi, come Mesmer che ipnotizzava in limine vitae. Ed infine il bellissimo martire=testimone.  Per oggi mi posso contentare.

Conan Doyle, Sir Arthur, A Study in Scarlet, in Beeton's Christmas Annual, Ward, Lock & Co., London, 1887.

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