venerdì 14 novembre 2008

Ictu oculi


"Dev'essere da qualche parte", diceva una.

"E' qui in casa senz'altro", diceva l'altra.

Tant'è che me lo sono dovuto comprare io e far spedire da una libreria di Venezia.

Mi riferisco al libro del quale ho riportato un paragrafo nell'ultimo post, che in questi giorni è oggetto delle mie letture e di note margine (perché non sono contemporaneo) e che mi muove alla promessa di andare a visitare i luoghi descritti e dall'autore. Mi affascina l'idea che, dopo ottant'anni e passa, i miei occhi rivedano quello che lui aveva visto, che due palme di piedi della stessa razza ricalpestino quei sassi, che due nari di nepote riannusino il nepote dello stesso odoroso gelsomino. E poi tanto va a finire che non ci vado, che i viaggi me li faccio nella mente, che poi carica cento bagagli, sistema i bimbi, prenota gli alberghi e i traghetti, gli spostamenti, fai sopportare il caldo, mantieni alto l'interesse ... tutto per  una cosa che - a dire il vero -  interessa principalmente, se non esclusivamente, me. Ed allora mi diverto a pensare di esser venuto qui a Firenze apposta, come un turista, per vedere cose che magari interessano ad altri anch'essi restati a casa.

Eccomi davanti al civico 22 di Piazza de' Pitti dove in questi pressi / fra il 1868 e il 1869 / Fedor Mihailovic Dostojevskij / compì il romanzo "L'idiota".

Ed ora sono al 132 di via de' Serragli  dove in questa casa bella / prima di salire a Bellosguardo / per più operoso soggiorno / dimorò nel 1858 / l'autore della "Lettera Scarlatta" / Nathaniel Hawtorne.

Ed infine in via Romana, sopra il 135 dove c'è scritto che dalla casa modesta / ove abitò adolescente / Giosuè Carducci / la scuola tecnica d'Oltrarno / in concordia col comune / volle che il bronzo perenne / ne additasse la gloria / XVII Aprile MCMVII.

Tant'è.


Bassi, F., La Storia d'Italia nelle Epigrafi Ditirambiche sui Muri di Firenze, Helicon, Firenze, 2000,

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