venerdì 8 maggio 2009

Holga



Per chi ha figli in età prescolare, "Olga" è senza dubbio la tata del Volga, quella che parla quattro lingue (più una di scorta). Ne sia fedele testimonianza la canzone che noi genitori siamo costretti ad ascoltare durante ogni viaggio in macchina, sia pure di pochi chilometri, nel tentativo di placare urli, richieste e mal d'auto.

Per me, da circa un mese, Holga (con l'acca davanti) è invece una straordinaria macchina fotografica di gusto retro, che pare uscita da una fabbrica di Berlino est. Interamente in plastica (lente compresa), senza fuoco, diaframma, contascatti, viene venduta con un rotolino di nastro isolante nero per impedire alla luce di entrare dal coperchio posteriore e bruciare la pellicola. Praticamente ha solo il mirino, una leva per scattare ed un flash.

Ma è proprio questa sua limitatezza a renderla unica e straordinaria. La sua parvità di risorse rende assolutamente necessario studiare ogni ripresa, pensare attentamente all'inquadratura, considerare con precisione le luci e le ombre. L'impossibilità di veder subito il risultato dello scatto ed anzi dover aspettare una settimana per lo sviluppo e la stampa della pellicola (monta film da 120, non i comuni 35 mm.) aggiunge la trepidazione dell'attesa al fascino del risultato finale.

Ecco che in questi giorni non parlo d'altro, non vedo altro, non immagino altro. Mi alzo al mattino pensando a quali scatti fare, a quali pose sfruttare, da quale angolo riprendere la scena. E vivo in virtù del venerdì pomeriggio, quando il fotografo mi riconsegna i tanto attesi provini. Come questo, che condivido con voi.




E' per me un sogno realizzato, un living dream, quello di poter fare fotografie come agli inizi del secolo scorso. I bordi scuri attorno al centro dell'immagine nitidissima, i grigi così carichi di sfumature, la sfocatura negli angoli rendono queste foto di straordinario interesse. Mi fanno vedere through the looking glass una realtà più bella del reale, mi permettono di osservare per speculum in aenigmate il mondo che vorrei, mi proiettano come specchio delle mie brame un mondo più desiderabile. Insomma, sono degne di riflessione.




Sono tornato. Sono tornato ?

2 commenti:

C.P. ha detto...

belle! ne avevo sbirciate, confesso, anche altre.

E mi piace che ti fissi. Mi ricorda qualcuno che annega negli stessi entusiasmi.

darker ha detto...

Si, sei tornato.
Anch'io di nascosto ne avevo viste altre e mi era venuta voglia di provare, poi il trittico dove-come-quando mi ha tagliato le gambe. Per non parlare del molto probabile risultato velleitario.
Sono belle, equilibrate e sospese in un tempo indefinibile.