Da molto tempo io vado a letto presto la sera. Raramente ho la possibilità - e soprattutto l'energia - di uscire con la Mumi. Faccio però sempre un'eccezione per Vinicio Capossela, che seguo in concerto ormai da anni.
Ho qui davanti a me, tanto per dire, un biglietto per lo spettacolo che si tenne al Teatro Verdi di Firenze giovedì 20 dicembre 2001 alle 20.45. Quella volta andai nel primo ordine di palchetti, al numero 6, posto A (prezzo EUR 20,00). Venne insieme a noi il nostro amico Fabietto (al quale devo la segnalazione di
All'una e trentacinque circa) che poi si trattenne a dormire in quella che in seguito sarebbe diventata la camera di Ada. Ma lasciamo stare, erano - pare strano a dirsi - altri tempi.
Da quella volta ne ha percorsa di strada Capossela: sopra e sotto il mare, nelle caverne, tra la folla, nei deserti polverosi d'America, alla stazione monumentale di Milano, lungo le strade del ritorno ... e questa volta sembra proprio averla trovata una strada.
Il concerto dell'altra sera è stato infatti un vero e proprio
show, con maghi, ballerine, fuochi d'artificio, giganti, cambi d'abito e persino un coniglio che ogni tanto attraversava il palco. Tale è la sicurezza e la padronanza delle scene raggiunte dall'artista, che per la prima volta ho assistito ad uno spettacolo nel quale il protagonista ha scelto di mettersi in secondo piano, quasi ad accompagnare col pianoforte una rappresentazione più centrale della sua stessa musica.
Lo
show è diviso idealmente in due parti: la prima offre quasi integralmente le canzoni presenti nell'ultimo disco (disponibile anche in vinile, per i puristi), la seconda invece ripropone i cosiddetti grandi successi, quelli più richiesti dal pubblico, cantati dall'interno di una gabbia. Ciò a significare l'eterna schiavitù del cantante, costretto a riproporre i cavalli di battaglia
over and over, anche sugli ultimi lavori e ssugli inediti. Questo tema, già presente in Capossela da lungo tempo [
di creta mi pare il cerone / s'appiccica al volto / il mal del buffone. / Ridere vorrei stasera / ridere vorrei per me] è qui dichiarato apertamente. Mentre molti si sono fatti schiacciare da un personaggio o da qualche
hit, lui è riuscito ad esorcizzare il dèmone ridendoci sopra e mostrando apertamente d'essere stato ingabbiato dalle pretese del pubblico.
Da dentro la cella, tra le altre cose, canta in russo una straordinaria Утренняя гимнастика, la Ginnastica Mattutina di Vladimir Vysotskij che non mi levo più dalla testa e che continuo a riascoltare con la speranza di mandarla a memoria e canticchiarla quest'estate per le strade di Forte dei Marmi.
Nessuno creda d'essersi perso lo spettacolo. Cinque o sei telecamere hanno ripreso tutte le scene, pubblico compreso, e ciò fa supporre che prima o poi ne venga tratto un DVD.
[Per inciso: non mi piace molto questo post. Vorrei limarlo ed aggiustarlo, ma non ho tempo. Per il momento ve lo pigliate così com'è. Tanto il messaggio s'è capito, no ?]