Tra le mille e mille ragioni che rendono Forte dei Marmi, ed in particolare il suo Bagno Assunta, un luogo indimenticabile ve ne sono un paio che meritano speciale attenzione.
La prima, condivisa con le altre località balneari, riguarda il costume da bagno. Sì, proprio quello. L’unico strumento in grado di imporre a tutti, comunque la pensino, una forzata condizione di parità. Non ci sono avvocati, ingegneri, imprenditori, né marchesi, conti o principi di sorta. Tutti siamo in costume da bagno, ed ognuno col proprio fisico più o meno rimesso in forma per l’estate. Tutti costretti a fare i conti con l’egualitarismo balneare imposto dal bikini o dal pantaloncino da surf. Questa, che a prima vista pare una banalità, è invece un elemento essenziale per la buona riuscita della vacanza: non c’è da mantenere - né tantomeno da fingere - uno status sociale diverso dal proprio; siamo tutti quello che siamo, con le nostre pancette e gli inestetismi della cellulite, finalmente liberi di gettare la maschera che indossiamo ogni giorno, d’inverno, prima di uscire di casa.
E vi par nulla, a voi.
E vi par nulla, a voi.
La seconda è invece quasi del tutto esclusiva del Bagno Assunta e riguarda il modo di considerare e di trattare i bambini. Se altrove è vietato giocare alla palla, qui c’è - appena si entra - un campo da pallavolo apposta per loro. Se in certi bagni non si possono fare buche se non in riva al mare, qui talvolta vengono scavati degli enormi crateri sotto l’ombrellone che quasi quasi ci starebbe dentro un carrarmato. Se - infine - in tutta la Versilia è fatto espresso divieto di tirare i gavettoni, tanto che in passato sono dovute intervenire persino le forze dell’ordine, qui all’Assunta le bombe d’acqua sono un rituale irrinunciabile del ferragosto al quale dà il via la Gloria in persona, utilizzando una sistola per bagnare tutti: bimbi, clienti, avventori … chiunque le passi davanti.
E vi par nulla, a voi.
E vi par nulla, a voi.
E’ insomma questo sovvertimento dell’ordine sociale, questo paese dei balocchi per adulti e piccini, questo questo carnevale che ci fa insanire non semel in anno, ma per tutta la stagione, ad attrarci regolarmente verso il civico 11 di via Arenile.
Sì, d’accordo, ci sono anche i vicini d’ombrellone, gli amici che ricontriamo con piacere dopo tanto tempo, le facce più o meno conosciute dei venditori ambulanti che ci riconoscono anno dopo anno. Ma quelle sono il contorno, il rinforzo, la decorazione. Così come la rena arsiccia, il mare ed il tramonto settembrino. Tutte belle immagini, per carità, ma che si possono trovare, con un po’ di fortuna, anche altrove. Ci vogliono, non dico di no, ma costituiscono a ben vedere una quinta entro le quali si muovono i personaggi principali, senza i quali lo spettacolo non potrebbe esistere.
Tanto che, persino in inverno ci capita, quando torniamo al Forte dei Marmi, di fare un salto a trovare la Gloria e Nemo. Perché loro fanno parte della nostra famiglia, sono i custodi dei nostri ricordi più spensierati, sono stati e continuano ad essere il punto di riferimento per quelle fortunate generazioni che come noi hanno eletto l’ultima Versilia a luogo dell’anima.
E vi par nulla, a voi.
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