Mi innervosisce, e non poco, quando un toscano dice o scrive "cagare" al posto del più corretto "cacare". Mi sa di lombardismo, mi sa di imbarbarimento, non va bene. E' tollerabile in Jerry Calà, od in Massimo Boldi, ma non in chi è nato dove 'l sì suona.
Da noi si dice, e si scrive, cacare. Con la "c". Magari con la gorgia toscana, ma pur sempre con la "c".
Valga per tutti la seguente definizione:
Cacàre prov. sp. e port. cagar; fr. chier: dal lat. CACARE che gli antichi dissero contratto da CLOACARE inquinare, sozzare, imbrattare, ed altri opina esser detto per CADCARE dalla stessa radice del sscr. HAD-E, ond'anche il gr. CHEZO (per CHED-ZO) -- ang. sass. SCIT-E, a.a.ted. SCIZ-U [per SCHID-ZU], mod. SCHEISSE, che valgono lo stesso (non che il bass. sass. KATH, ted. KOTH escrementi, fango). [Le voci germaniche fanno supporre la caduta nelle altre lingue di una S iniziale]. Meglio però col Curtius e col Vanicek trarlo da una rad. KAK che si ravvisa nel sscr. CAKA, CAKAN letame, sterco, KAC-MALAS sudicio, lordo, d'onde pure il gr. KAKKE sterco, KAKKAO, lit. SZIK-U caco, e l'a. irl. CACC sterco. Mandar fuori del ventre gli escrementi.
La voce CACARE venne usata anche durante la classica latinità e di fatti in un corridoio che mena alle terme di Traiano in Roma, son dipinti a fresco due serpi (che stavano a rappresentare il genio del luogo) e sotto leggesi: Jovem et Junonem ei duodecim deos iratos habeat quisquis hic minxerit aut cacarit. "Si abbia lo sdegno di Giove, di Giunone e dei dodici Dei chi qui piscerà o cacherà". (RICH. Vocab. Antic. Rom. e Grec. alla voce Anguis).
Pianigiani, O., Vocabolario etimologico della lingua italiana, Milano, Società editrice Dante Alighieri di Albrighi & Segati, 1907.
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