martedì 6 gennaio 2009

Ad multos annos !

Oggi è giorno cruciale. Per molti viene la Befana [o Pefana che dir si voglia, per assonanza con Epifania] a portare i dolci ed il carbone, per altri ricorre il compleanno di Sherlock Holmes, per altri ancora è la Dodicesima Notte (da cui l'opera del Grande Bardo) Per me tutte e tre le cose sono legate, ma il perchè - se vi interessa - lo scriverò in altra data.

Oggi voglio riflettere su una circostanza precisa: sul male inferto in buona fede agli altri. Non c'entra nulla con la Befana, nè con Mr. Holmes o Shakespeare, ma piuttosto con il fatto che gli altri, molti altri, fanno del male al prossimo senza renderse conto. Ed anzi, lo fanno in buona fede, magari anche credendo di far del bene. Compiono azioni, insomma, senza analizzare prima gli effetti diretti sulla vita altrui.

Tizio mi telefona, mi tiene inchiodato un'ora con un monologo privo di significato ed offensivo per me e per i miei. Se ne rende conto ? No, affatto. Ed anzi forse crede di aprirmi gli occhi verso la verità, tralasciando del tutto il fatto di confrontare il suo punto di vista con il mio, con quello degli altri, con - ... diciamola tutta, via - con la realtà.

Caio persegue il suo precipuo ed esclusivo interesse. Non parla d'altro, non vede altro, non muove muscolo se non per giungere alla sua personalissima meta. E me ne parla, mi racconta, mi illustra ogni mossa, ogni spostamento di pedina, ogni ritocco teso a colpire il centro del suo bersaglio. Mi chiede pareri, punti di vista, suggerimenti e pretende da me sostegno ed assistenza in questo suo disegno. E non capisce che per me - e per chiunque - è motivo di dispiacere, di delusione, quasi di dolore. Sediamo allo stesso tavolo, mangiamo lo stesso pane, eppure lui tira al suo.
Al-su-o.

Mevio, invece, non fa nulla. Se ne frega: non chiede, non si informa, si scansa, sta alla larga, scantona. Potrebbe agire, e forse farebbe anche del bene, riuscirebbe magari a raggiungere risultati importanti. Ma no. Galleggia lontano per i fatti suoi. E gli altri" ... s'hanno a appiccà", come diceva Quella.

Signore, ti prego, dammi la forza di capire quando anch'io - involontariamente o meno - mi comporto così. Fammi un cenno, una strizzata d'occhio, un colpetto di tosse per significarmi : "Gianluchino, attento, ricordati che esistono anche gli altri".

[Per inciso: il titolo del post voleva essere celebrativo delle ricorrenze. Ma poi, scrivendo, sono andato fuori tema. Forse perchè sono solo a casa, e lo spleen rimolge].

1 commento:

C.P. ha detto...

E' così, è così...
Ma è davvero così difficile rendersi conto?
mah..