Dovevo dar retta a chi, più prudente di me, questionava l'assunzione inopinata di antibiotici. Avevo appena terminato un ciclo di sette giorni e, dopo neanche un fine settimana, ho rincarato la dose con un farmaco suggeritomi dal dottore. Se è vero che ho ottenuto la vittoria sulla gola, più in basso le truppe hanno perso su tutta la linea. Tant'è che ho passato questi giorni nella posizione del Dante di Rodin.
Ora, quando i buoi sono scappati, chiudo la stalla con dosi di Codex, medicina contenente cinque miliardi (migliardi) di fermenti lattici vivi; e vi garantisco che me li sento tutti, uno per uno, scendere nello stomaco e razziare come orde di barbari alla conquista di Roma. Cinque miliardi la mattina, che imperversano fino a dopo pranzo, ed altri cinque la sera - i rinforzi alla fanteria - che rincalzano le fila di quelli ormai esausti.
Zucchero cantava "... perchè c'è un diavolo in me, baby, forse c'è un diavolo in me". Ecco, nel mio caso leviamo pure il forse.
Mi sia consentita, in calce, una nota sul titolo. La parola meteorismo viene dal greco meteòros che significa "sollevato, in alto, levato". Da qui una riflessione sulla parola meteora, che non comunica affatto la condizione transeunte di chi passa e se ne va, ma piuttosto di chi è elevato, chi sta in cielo,al di là, in mezzo all'aria (meta - aer).
Ricordo una trasmissione che rianimava vecchi artisti con GCS inferiore ad 8. Ma che un tempo, durante i loro quindici minuti di celebrità, stavano in alto, in cielo. Come le vere meteore.
martedì 16 dicembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento