mercoledì 17 dicembre 2008

Hey !

In cambio del Piano Marshall gli Stati Uniti hanno preteso, tra le altre cose, che le nostre televisioni trasmettessero serie televisive propagandistiche dell'american dream. Ci hanno conquistato, insomma, più con Happy Days che con tutto il resto.

[Per inciso: stessa sorte è toccata al blocco sovietico. Dove non hanno potuto migliaia di testate nucleari è bastata una piccola iniezione di consumismo]

Intere generazioni sono cresciute con il modello Fonzie, seguito dal Beverly Hills 90210 e dal Dawson Creek,  per arrivare all'odierno Anna Montana passando da O.C. e da chissà quanti altri che non mi vengono alla mente. I teledipendenti mi scuseranno.

Io sono rimasto fedele a Fonzie, tanto che ancora oggi mi riguardo le puntate su Sky approfittando della possibilità di ascoltarle in lingua. A parte il fatto che la versione italiana le eleva ad un livello assai più alto rispetto all'originale (ascoltandoli con le loro voci si sente che sono nati per un pubblico di fascia medio-bassa), mi diverte fare quel piccolo sforzo in più per poter dare un senso alla storia e per poter cogliere aspetti lost in translation.

Uno di questi è il celebre sit on it che si legge scritto sul muro nella sigla iniziale (assieme a Wiscosin (sic) cheese e Mickey is a mouse) e che diventa un vero e proprio tormentone della serie.
Si tratta, ora lo posso dire con sicurezza dopo aver consultato l'utilissimo Urban Dictionary, di una frase gergale dal significato equivalente al nostro pecoreccio "frena la mula !" o "fèrma un colpo !". Un invito a fermarsi per un istante a riflettere sulla stupidaggine appena proferita od a prendere un momento di pausa per dare un senso più logico a quanto appena detto e/o fatto.

Sarà, ma io mi diverto così.

Popper, Karl, Cattiva maestra televisione, Donzelli, Roma, 1994 

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