La miseria è ancora l'unica forza vitale del Paese e quel poco o molto che ancora regge è soltanto frutto della povertà. Bellezze dei luoghi, patrimoni artistici, antiche parlate, cucina paesana, virtù civiche e specialità artigiane sono custodite soltanto dalla miseria. [...] Perchè il povero è di antica tradizione e vive in una miseria che ha antiche radici in secolari luoghi, mentre il ricco* è di fresca data, improvvisato. [..] La sua ricchezza è stata facile, di solito nata dall'imbroglio, da facili traffici, sempre o quasi, imitando qualcosa che è nato fuori di qui. Perciò quando l'Italia sarà sopraffatta dalla finta ricchezza che già dilaga, noi ci troveremo a vivere in un paese di cui non conosceremo più né il volto né l'anima.
Longanesi, L., La sua Signora. Taccuino, Milano, Rizzoli, 1957.
*forse meglio: il 'nuovo' ricco.
Longanesi, L., La sua Signora. Taccuino, Milano, Rizzoli, 1957.
*forse meglio: il 'nuovo' ricco.
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