giovedì 5 febbraio 2009

Ăchĕrōn

Nuova visita coatta all'Istituto di Anatomia Patologica e (c'era da aspettarselo) nuova scoperta consolatoria.
Detto istituto è stato collocato al di là del Terzolle, un rio che divide in due il complesso ospedaliero di Careggi. Per recarvicisi (bella parola, eh ? Quasi come stizziscitici !) bisogna quindi attraversare il fiumiciattolo; come dire: per entrare nell'insula mortis, dove si fanno le autopsie, occorre passare l'Acheronte. Una barriera d'acqua che divide la zona destinata ai vivi da quella riservata ai trapassati. Immagine di tutto rispetto, nata nelle menti di chi ha progettato la disposizione dei padiglioni ospedalieri (mica come fanno oggi).

A qualcuno ho già raccontato, poi, che all'ingresso dell'istituto sono collocati due calchi in gesso dei prigioni di Michelangelo. Non solo in omaggio all'artista, che in vita si dedicò allo studio dell'anatomia dissezionando cadaveri, ma anche allo scopo di comunicare agli studenti che la scienza lì insegnata è in grado di togliere il vivo dalla materia, di liberare il corpo dalla prigionia del male, di spezzare il giogo della patologia.
Mi sono anche tolto la soddisfazione di suggerire ad un professore l'idea di tenere la prima lezione dell'anno proprio nell'atrio di ingresso, per spiegare ai ragazzi i significati profondi della strada che si accingono ad intraprendere.

La mattina, insomma, è cominciata bene.


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