Cerco quello che cerco, come sempre, ma ogni tanto mi lascio prendere dalla curiosità e finisco per comprare libri che esulano dal mio interesse. Così, quasi volessi salvarli dall'oblio, quasi volessi - leggendoli - ridare vita ai personaggi che vi sono sepolti.
Ieri sono stato incuriosito dal nome dell'autore di un volumettino, un tale Calatrava, che m'ha ricordato lì per lì la famosa questione del ponte che collega Venezia alla terraferma. Ho preso in mano il libretto ed ho finito per comprarlo anche se poco interessato al contenuto. Così, per volontà di redenzione.
Si tratta di una raccoltina di poesie, quelle che i velleitari si stampano da soli per poter dire d'aver scritto un libro. Non indica infatti nè l'editore nè la data di pubblicazione. E contiene versi stentati scritti ad imitazione del bello. Di seguito ve ne copio uno:
Addosso, il gravame del passato
mi schiaccia sulla faccia della terra
e chi non c'è più, chi m'ha abbandonato
sottrae le munizioni alla mia guerra.
Rinchiuso, costretto ed assedïato
da una morsa d'egoismo che mi serra
annaspo, arranco e m'agito affannato
qui dove tutto asfigge, annulla, atterra.
Per quanto ancor giocare questo gioco ?
Per quanto ancora finger la finzione ?
Per quanto ancor saprò dissimulare ?
Che ogne tempo è troppo e troppo poco,
che tutta questa vita è un'illusione
che è vera solo lei che mi sa amare.
Luigino S. Calatrava, Postuma, s.l., s.d. (ma probabilmente Firenze, seconda metà sec. XX)
Sì, sì, c'è proprio scritto "asfigge". Non "asfissia".
Trattasi proprio di un amateur.
3 commenti:
bella però.
Ma bella ! Vacci più spesso alle bancarelle :)
Mi piace soprattutto:
Che ogne tempo è troppo e troppo poco,
che tutta questa vita è un'illusione
che è vera solo lei che mi sa amare.
ti diro'...a me questi versi di questo Luigino piacciono assai. Se se ne potesse avere una copia, senza bisogno di girar per tante bancarelle, anche magari ricopiata a mano !!! :-)
giada
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