Cianciana è un luogo dell'anima, dello spirito, della mente, lontano dal mondo e dalle sue tentazioni. Circondato da una campagna intatta, tale e quale a quella che vide Lucio Cincio Alimento (l'antico romano che fondò il paese), immutata dai tempi delle invasioni arabe e normanne.
Inutile andare a visitarla con la speranza di trovarvi qualcosa di speciale da vedere, da fare, da organizzare. Si va a Cianciana come in pellegrinaggio, per guardare dentro di noi e scoprire il gusto della vera civiltà. Per rendersi conto di quanto siano orientate le nostre decisioni e di quanto siano già prese - in realtà - le nostre apparenti scelte. Per capire quanto falso sia il mondo che ci circonda, se comparato con quella inarrivabile normalità.
Ecco, sì, ora capisco quale sia il pregio di Cianciana: la sua normalità. Lì le pesche sanno di pesche, il gelsolmino profuma di gelsomino, il vino sa di vino. Lì la carne è morbida (non tenera, per carità, morbida), la ricotta è calda, il pesce vivo. Lì una stretta di mano vale un contratto, uno sguardo dice più di mille parole, un silenzio è più eloquente di una concione. Lì un minuto dura proprio un minuto, l'acqua è davvero un bene prezioso e il vento porta con sè il profumo del mare. Le cose, insomma, sono fatte come Dio comanda.
Ecco lo slogan adatto: a Cianciana Dio comanda.
Cianciana è un paese di cent'anni fa e conserva intatta quell'idea di pace, di serenità, di normalità che le nostre cittadine versiliesi hanno perso da molto tempo. E' il posto più simile a quello dove hanno vissuto i miei antichi. E' la Querceta che hanno visto i miei maggiori.
Tant'è.
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