martedì 2 gennaio 2018

Poveri noi

I risparmiatori italiani sanno veramente poco di concetti come rendimento composto, rendimento in termini reali (al netto dell'inflazione), o diversificazione del rischio. Sanno certamente molto meno di questi argomenti di quanto non ne sappiano i risparmiatori svedesi, danesi, olandesi e svizzeri, e purtroppo nessuno sembra preoccuparsene.
Non se ne preoccupano i politici, che vedono nella parsimonia delle famiglie il modo più sicuro per garantire la stabilità finanziaria necessaria per gestire a costi sopportabili il debito pubblico. Non se ne preoccupano gli intermediari finanziari, che lucrano sull'ignoranza delle famiglie, ad esempio pagando interessi risibili sui depositi ed investendo le somme da queste depositate in titoli del debito pubblico. Non se ne preoccupa un'opinione pubblica che non è in grado di cogliere l'esistenza stessa del problema. Non se ne preoccupano certo quei risparmiatori che, avendo buone conoscenze di finanza, traggono beneficio dall'operare in un contesto in cui i piccoli risparmiatori finiscono per farsi carico delle inefficienze sia della cosa pubblica sia dell'intermediazione finanziaria.
L'ignoranza finanziaria è quindi considerata una virtù da chi - mondo politico e finanza - ne trae beneficio.

Della Zuana, G., Weber, G., Cose da non credere. Il senso comune alla prova dei numeri, Bari, Laterza, 2011. 

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