L'avevo lasciato in casa, sul comodino, per godermelo in santa pace. Ed ora non c'è più.
Dev'essere stato senz'altro un furto su commissione, perchè il ladro non ha rubato altro. Non i gemelli sul cassettone, non i contanti sul davanzale, neppure gli anelli di Lucilla sul settimino.
Sparito per sempre.
Grazie a Dio sono riuscito a mandar a memoria un suo componimento, che qui riproduco come meglio posso, perchè non cada del tutto nell'oblio l'opera dell'aedo. E mentre lo scrivo non mi resta che sperare in una richiesta di riscatto.
Io ti amo sino allo sgomento
del pensare che se non t'avessi amata
vissuto avrei in preda a ogne tormento.
Atto d'amore che 'l cor mi dilata,
fresca verzura, profumo d'aprile,
rosa odorosa appena sbocciata.
Porto sicuro, animula gentile,
termine fisso d'eterno consiglio,
sentiero nel bosco, raro monile.
Nel cielo più nero lampo vermiglio,
fonte d'estate, fragranza di pane,
di niveo candore più bianco del giglio.
Punto d'arrivo che fisso permane,
sei questo, sei altro, sei tutto per me,
il prima, l'oggi, e quel che rimane
sei il bello, sei il buono che al mondo non c'è.
Càrdine, perno e fulcro di vita
non-senso è la vita se senza di te.
Per l'ultima volta: Luigino S. Calatrava, Postuma, s.l., s.d. (ma probabilmente Firenze, seconda metà sec. XX)
2 commenti:
Talento, talento. :)
Addirittura in rima incatenata -si chiama cosi', no? -.
Ah si, questo Lugino ha proprio talento e il libretto deve risaltare fuori, costi quel che costi....
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