sabato 12 settembre 2009

Indeficienter

Novant'anni or sono, alla guida di un manipolo costituito da 2500 legionari, mutilato di guerra e febbricitante, entrò in Fiume il Comandante Gabriele d'Annunzio.

Per anni vista come anteprima dello stato fascista, l'esperienza di Fiume d'Italia e della Reggenza Italiana del Carnaro è in realtà uno dei primi esperimenti di stato socialista. Basti dire, tra l'altro, che la sua Costituzione (la prima costituzione moderna d'Europa) fu redatta per la parte giuridica da Alceste de Ambris, sindacalista rivoluzionario di primissimo livello. D'Annunzio si occupò di riscriverla in chiave poetica e di aggiungere ciò che a suo parere mancava.

Di seguito riporto un estratto dell'articolo 18, intitolato "Delle Corporazioni"

Art. XVIII DELLE CORPORAZIONI

[…] La decima [corporazione] non ha arte né novero né vocabolo. La sua pienezza è attesa come quella della decima Musa. È riservata alle forze misteriose del popolo in travaglio e in ascendimento. È quasi una figura votiva consacrata al genio ignoto, all'apparizione dell'uomo novissimo, alle trasfigurazioni ideali delle opere e dei giorni, alla compiuta liberazione dello spirito sopra l'ànsito penoso e il sudore di sangue. È rappresentata, nel santuario civico, da una lampada ardente che porta inscritta un'antica parola toscana dell'epoca dei Comuni, stupenda allusione a una forma spiritualizzata del lavoro umano: "Fatica senza fatica".

Tenete a mente che si tratta di un testo giuridico, di un atto fondante il potere di uno stato, di una Costituzione. Per carità. Per carità.

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