[...] una borghesia di
affittacamere, di coronari, di antiquari, che vendono tutto, coscienza,
santità, erudizione, reliquie di martiri, false reliquie di Scipioni, e donne
vere; un ceto di monsignori e abati in mantelline e fogge di più colori, che
anch’esso compra e vende e vive di tutto; un’aristocrazia di guardiaportoni;
una società che in alto e in basso, nel sacro e nel profano, nel tempio e nel
tribunale, nella famiglia e nella scuola vive […] come la più impudicamente
scettica, la più squisitamente immorale, la più serenamente incredula e
insensibile a tutto che di sublime, di virtuoso, d’umano possono credere,
vagheggiare, adorare o sognare le altre genti.
G. Carducci nella
Prefazione a Pesci, U., Come siamo entrati
a Roma, Milano, Ricordi, 1895.
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