Chi sostiene che il guanciale è bianco in quanto appartiene al paesaggio notturno, né più né meno della luna, non tiene conto di quanto allegra possa esserne la vista alla piena luce del giorno, appena lo si scopra scostando il copriletto. Fresco e candido e paffuto, s'affaccia al capezzale, come per dire che durante il giorno il re del letto è lui, lui il padrone di quella distesa liscia e soffice. A differenza della luna che ha bisogno del buio per brillare, il guanciale porta in sé la promessa della notte - intesa come sollievo, morbidezza, crogiolamento, intimità - e insieme la luce che la rischiara. Chi tenta di dare al guanciale una descrizione oggettiva, inevitabilmente fallisce. Si può provare a dire che è la sola forma al mondo che unisca la stabilità del quadrato (o meglio del rettangolo) e la pienezza della sfera (o comunque d'un corpo convesso e curvo in tutta la sua superficie), la saldezza d'un isola e la duttilità d'una nuvola.
Calvino, I., Il guanciale, in FMR, n.13, maggio 1993.
Nessun commento:
Posta un commento